Arpanet, Internet, Web, Social Network

Pubblicato: 17 marzo 2010 in Articoli Ventonuovo.eu

Quando, durante la guerra fredda, nacque ARPANET (Advanced Research Projects Agency Network), quasi nessuno immaginva ciò che sarebbe diventata. Infatti, la prima rete, estesa a livello nazionale, rappresentava un modo di per condividere determinate informazioni di carattere militare e scientifico.
Con il passare dgli anni la rete si allargò, coinvolgendo anche le università e facendo si che l’accesso fosse più libero. Iniziava a prender vita quella che oggi definiamo impropriamente “Internet”. Sarebbe interessante soffermarsi sulla descrizione di un mezzo che ha permesso che informazioni virtuali passassero da un capo all’altro del pianeta in un tempo umanamente troppo piccolo, ma mi rendo conto che sarebbe particolarmente tedioso usare troppi termini tecnici. Però, urge una fondamentale premessa. Anzitutto “Internet” è una rete di computer interconnessi tra loro e rappresenta il mezzo con cui le informazioni appaiono (brutalmente) sul nostro monitor. Quella che invece chiamiamo “La Rete”, è invece una delle mille facce di Internet. Sarebbe più appropriato parlare di Web. Quest’ultimo termine rappresenta, infatti, un insieme di collegamenti ipertuestuali raccolti in pagine che giacciono, sottoforma di dati digitali, sui server. Attraverso Internet si accede a queste. (E riflettiamoci: la sigla “www” anteposta davanti ad un indirizzo, sta per “world wide web”, un serivizio che usa Internet come mezzo di accesso.).
Anche il Web si è modificato con il passare del tempo. Siamo passati da primordiali pagine Web, espressioni di assoluta mancanza di gusto estetico, di colori, di immagini esemplificative ad una nuova forma dello stesso. Quello che si definisce la senconda versione. Si parla infatti di Web 2.0. Un insieme di servizi radicalmente diversi. Da piattaforme che accolgono animazioni, immagini, colori, didascalie. Ma sopratutto, offrono strumenti di interazione con l’utente, il quale non trova motivo per annoiarsi, viste le numerose possibilità di utilizzo. Dalla banalità (la quale solo adesso può essere definita così) di guardare un video o ascoltare la radio in streaming, alla possibilità di gestire mediante strumenti intuitivi e semplici un sito Web, un blog. A cui si aggiunge poi una caratteristica che non era ritenuta fondamentale: l’interazione tra utenti. E allora sono nati i primi “social network services”, rappresentazioni della condivisione di particolari interessi legati alla musica, alle scienze, all’informatica, alla cultura. In una parola, al mondo. E così abbiamo assistito all’avvento e alla maturazione di Facebook, Badoo, Twitter (per una esauriente lista, qui) che si sono evoluti segnando anche il via al problema della privacy, questione troppo poco considerata. Chi si espone a questo tipo di piattaforme deve sapere che determinate informazioni sono potenzialmente visibili a tutti, per default. Impostare talune opzioni per permettere solo ad una ristretta cerchia di gente di visionare informazioni personali, risulta essere poco diffuso e di gran lunga “fastidioso” perchè si è quasi persa la voglia di riservatezza. O meglio, si è creata un’insana voglia, spiace dirlo, di spettacolarizzazione, dovuta anche all’eccessivo potere concesso all’utente da parte del gestore del social network. Un esempio che non vuole essere polemico: Su Facebook, che ha raggiunto con i suo trecentocinquanta milioni di persone il record mondiale di utenti virtuali, è possibile condivere nella propria pagina personale, visibile secondo le regole della privacy, frasi, commenti, video, immagini, foto e opinioni che, anche se oggettivamente accettabili, rappresentano un modo per far notare la propria presenza alla rete; dando via perciò ad una forma di spettacolarizzazione che non ha altri eguali e compromettendo seriamente la privacy, di cui molto si parla e poco si sa.
E questa quella che in molti definiscono la “deriva” dei social network.

Un cenno anche alla censura occorre. L’Italia, la quale raccoglie forse troppe leggi in materia di Internet, è attenta anche a Facebook. Perchè se da un lato rappresente la massima espressione della libertà, dall’altro, certe volte, è il peggio che si possa osservare nei comportamenti umani. E i gruppi dedicati esplicitamente a forme di violenza ne sono l’esempio.

Per finire, ultima differenza. Si sente dire che Twitter è un “social network service”. Vero, ma per metà. In quanto in esso si fonde il concetto base di “rete sociale” a cui si aggiuge il fatto che sia anche una piattaforma di micro-blogging. Cioè, richiama, mediante velocissime frasi, il pensiero dell’utente e nient’altro. Niente gruppi, applicazioni, immagini, se non sottoforma di semplici link. In maniera tale da permette una navigazione agevole della pagina.

Il fenomeno delle piattaforme di social network, si capisce, è molto complesso ed è tale da non poter essere esaurito mediante un semplice articolo. Servirebbe tempo e spazio per discutere di tutto ciò che è connesso ad esso. Ma..alla luce di ciò, ultima provocazione: può essere ARPANET la prima forma bruta di social network? Secondo qualcuno, si.

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